giovedì 4 febbraio 2010

Lo Zen e l'arte della passeggiata col cane



La passeggiata col cane non è semplicemente soddisfare i bisogni fisiologici del nostro animale, è molto, davvero molto di più. Anzitutto bisogna chiarire che non sono io a portare fuori il cane, ma è Giuditta che porta fuori me. Mi porta fuori perchè ho bisogno di respirare l'aria fredda e pungente, perchè di sera il mio culo passa, senza soluzione di continuità, dalla sedia del tavolo al cuscino del divano. Perchè il mio cervello si è a- oppure iper-trofizzato tutto il giorno e ora mi sto anestetizzando con la tele. Perchè l'involucro nel quale abito ha bisogno di movimento per vivere, perchè i tramonti, le albe o anche il sole pomeridiano è bello vederli dal vero e non sempre e solo attraverso il parabrezza dell'auto o il vetro della finestra della scuola. E infine perchè Giuditta ritiene che il massimo della vita sia farsi coccolare sdraiata a pancia in su nell'erba in pieno inverno.
Quindi, dicevamo, il cane mi trascina finalmente fuori e guarda un po' cosa mi accade: il mio passo rallenta! Non corro più come un forsennato (a meno che non stia facendo una seduta di allenamento con "Judi Personal Trainer", ma questa è un'altra storia), non c'è autobus o treno da prendere o perdere. La camminata diventa una passeggiata. Il fine non è più arrivare da qualche parte, ma semplicemente passeggiare. Anzi, quando il mio passo diventa troppo affrettato ci pensa Judi a fermarmi: per lei il mondo è un'infinito groviglio di odori e tracce, una più interessante dell'altra. C'è sempre un filo d'erba con un odore così interessante da meritare una pausa!
Se poi ci faccio caso accade anche un'altra cosa ancora più importante, che passa il più delle volte inosservata: inizio a pensare! Pensare! Non sono ancora fuori dal cancelletto del cortile e già inizio a pensare! Penso alla giornata trascorsa, a tutte le cose che ho fatto e quelle che farò nei prossimi giorni, penso alle persone e i miei pensieri fluiscono liberi come una piccola cascata. Li organizzo e li ordino, oppure li lascio andare liberamente e mi lancio inseguendo una traccia di pensiero, esattamente come farebbe il cane con un odore. Il mio passo rallenta e i miei pensieri fluiscono liberi.
Non basta per essere considerato matto?
Allora andate alla casella successiva, se siete pronti, e poi ditemi se non sono pazzo.
Ad un certo punto, quando il passo e il respiro sono rallentati, quando i pensieri sono fluiti, smetto di pensare, e inizio finalmente a guardare.
Seguo il cane, guardo bene quello che fa, come annusa, cosa annusa. Non penso, guardo semplicemente quello che lei fa, come si muove, come si gratta, guardo come reagisce impercettibilmente al guinzaglio e ai miei movimenti. Gioco con lei. Tantissimo, e lo faccio concentrandomi sul gioco, senza pensare ad altro. Il gioco è la cosa più seria che ci sia. Faccio le nuvolette col fiato! Ascolto i rumori. Rilassato e concentrato. Sia sull'infinitamente piccolo che sull'infinitamente grande.
Cerco di immaginarmi come sarebbe il mondo se possedessi il formidabile odorato di un cane. Mi Guardo intorno, guardo le case, i prati, perfino i pali. Cerco di non esprimere alcun giudizio, osservo e basta. Cerco le tracce interessanti, ce ne sono a migliaia. Ovunque.
Il tempo si ferma.

P.S. Quando rientro a casa cerco sempre di ricordarmi di ringraziare silenziosamente il mio maestro con una carezza...

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